Una buona storia si regge su personaggi ben costruiti.
E come si costruisce un personaggio?
Ponendolo davanti a scelte che tirano fuori il suo animo più profondo.
Vediamo alcuni casi particolarmente brillanti di personaggi del cinema o delle serie TV che ci hanno fatto venire i brividi con le loro decisioni.
Caratterizzazione vs. Personaggio
C’è confusione tra quella che si chiama caratterizzazione e ciò che invece è il personaggio: padroneggiarne le differenze ti aiuta a scrivere storie migliori.
Robert McKee nel suo fondamentale testo Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie insegna a distinguere questi due elementi:
- caratterizzazione: l’insieme degli aspetti, degli attributi e delle qualità osservabili in un essere umano
- personaggio (o vero personaggio): la natura che un essere umano rivela a fronte delle scelte che compie sotto pressione
Quindi un personaggio può essere caratterizzato dall’essere alto o basso, magro o grasso, spiritoso o burbero, gentile o scortese in base a ciò che il narratore ci mostra.
Ma la sua essenza si rivelerà solo in base alle scelte che sarà costretto ad affrontare sotto pressione, ed è questa rivelazione che ci eccita quando guardiamo una storia.
Perché sono importanti le scelte del personaggio per una storia
Sono le scelte che compie un personaggio a rendere una storia efficace o al contrario piatta.
Sempre stando a McKee, la rivelazione del personaggio è un elemento fondamentale di una narrazione coi fiocchi, poiché a noi spettatori o lettori piace scoprire che ciò che sembra non è la realtà effettiva.
Ci piace essere sorpresi.
Ci piace il contrasto tra ciò che ci viene presentato e ciò che si rivela in realtà.
Non solo: le scelte che un personaggio compie sotto pressione ne mostrano la natura intima più profonda, e questo può creare una forte empatia nei confronti dello spettatore/lettore.
McKee conclude che le storie migliori sono quelle che, oltre a rivelare il personaggio in contrasto con la caratterizzazione inizialmente fornita, ne ribaltano o modificano la natura interiore.
Vediamo in che modo alcuni personaggi ci sono rimasti nel cuore proprio grazie alle loro scelte: compiendole, ci hanno fatto sentire così intimamente connessi alla loro essenza, vuoi per analogia (personaggi positivi), vuoi per forte contrasto (personaggi negativi o anti-eroi), da farci uscire in ogni caso entusiasti dall’esperienza della storia.
Alcuni personaggi che ci hanno commosso con le loro scelte
Il cinema e gli altri media sono pieni di opere eccellenti sorrette da personaggi non solo ben caratterizzati, ma che con le loro scelte ci hanno lasciato più volte col fiato sospeso.
Il caso più tipico è esplicato dal titolo dell’opera stessa: La Scelta di Sophie, sia romanzo che film.
Ecco invece altri esempi che mi sono piaciuti particolarmente, nei quali ho visto applicati brillantemente i meccanismi narrativi di cui parla McKee.
Ah, ovviamente spoilero le rispettive opere, per cui se non le avete viste rimediate al più presto e tornate qui!
1. Il protagonista di Drive
Tutti quelli che hanno visto questo splendido film, che ha consacrato il regista Nicolas Winding Refn a Hollywood (e di conseguenza in tutto il globo), hanno nel cuore la canzone finale: A Real Hero.
Rischia il didascalico, ma sancisce una volta per tutte con musica e parole che il vero eroe è un essere umano reale, vulnerabile e imperfetto.
Sappiamo che il protagonista senza nome di questo film lavora per la malavita, è violento e può sanguinare: molto più di altri aspetti della sua caratterizzazione (ad esempio l’essere molto taciturno), questi attributi lo rendono reale, forse addirittura un personaggio negativo.
Cosa lo rende anche un eroe?
Naturalmente tutte le scelte che compie per difendere la sua amata Irene, ma in particolare la decisione estrema di abbandonare il suo unico grande amore senza spiegazioni, salvandola in questo modo dalle vendicative ritorsioni della mafia che gli darà la caccia per sempre.
2. Walter White in Breaking Bad
Cos’ha reso grande Breaking Bad?
Di sicuro una regia eccellente, un cast perfetto e un’impeccabile produzione, ma soprattutto la scrittura.
Ci siamo appassionati alla vicenda di un uomo comune, per non dire mediocre, che da modesto e frustrato professore diventa un incontrastato re della droga, per poi pagarne le tragiche conseguenze.
Tutto è avvenuto un passettino alla volta, casella dopo casella, in maniera estremamente credibile: merito degli autori, che hanno saputo mettere il protagonista davanti a scelte sempre più estreme costringendolo a mostrarci un po’ alla volta il suo lato più oscuro.
In tal senso, uno dei primi grandi passi di Walter White verso il male avviene verso la fine della seconda stagione: un evento che riguarda una certa Jane, la ragazza di Jesse Pinkman.
Per un comodo ripasso ti includo la scena qui sotto (se non hai mai visto la serie… occhio! È davvero sconvolgente).
Te la ricordavi?
Proprio di recente il protagonista della serie ha rimarcato quanto shockante sia stato per lui girare proprio quell’evento: una scena che ha traumatizzato Bryan Cranston per anni.
Come ricorda lo stesso Cranston nell’intervista, la scena rappresenta proprio un momento cruciale del personaggio di Walter White verso il suo “lato oscuro”.
E questo passaggio è evidenziato da una scelta, straziante e moralmente cupa, compiuta sotto pressione: Walt lascia morire Jane.
Tutto ha un senso da un punto di vista narrativo e una sua “giustificazione” (se così si può dire) per Walt: Jane conosceva ormai i segreti dell’attività illecita di White, e lo aveva minacciato di rivelare la sua vera identità.
Inoltre, Jane stava avendo influenze nefaste su Jesse, avvicinandolo sempre più ad una possibile overdose.
Quindi la morte di Jane significa salvezza sia per Walt che il suo “pupillo”.
Perché la morte di Jane ci sconvolge
In sintesi, la scelta di Walter White ci sconvolge per almeno tre motivi:
- vediamo il protagonista della storia prendere una decisione moralmente sbagliata
- tuttavia, da un punto di vista razionale, siamo pericolosamente portati ad essere d’accordo con lui (del tipo: mors tua, vita mea)
- in ogni caso, capiamo che da quel momento in poi Walter White non sarà più lo stesso
Insomma, la scena della morte di Jane in Breaking Bad pone non solo il suo protagonista davanti ad una scelta moralmente agghiacciante, ma insinua in noi spettatori la domanda “Tu cosa avresti fatto al suo posto?”.
Una domanda alla quale, forse, abbiamo paura di rispondere.
3. Batman ne Il Cavaliere Oscuro
Cosa succede quando il Joker costringe Batman a scegliere una vita anziché un’altra?
Lo scopriamo nel monumentale film di Christopher Nolan, al termine della memorabile scena dell’interrogatorio tra il Crociato Incappucciato e il clown del crimine:
Batman ha una sola regola: non uccidere.
Ma salvare una persona anziché un’altra equivale comunque a preferire una vita condannando (indirettamente) l’altra.
Questa scena è potente perché ci mostra una volta per tutte con quanta intensità Bruce Wayne ami Rachel, al punto da non esitare un solo secondo una volta messo alle strette dal Joker su chi salvare.
Una scelta comprensibile, che rende un personaggio apparentemente immacolato e moralmente perfetto molto più vicino a noi spettatori, umani ed emotivi.
4. Luke Skywalker in Gli Ultimi Jedi
Per quanto abbia spaccato in due il pubblico, Star Wars: Episodio VIII è stato un successo indiscutibile sia in termini di critica che commerciale.
A mio avviso, si tratta di una storia pazzesca poiché mette in discussione il personaggio chiave della trilogia centrale di tutta la saga di Star Wars, cioè quella primaria, originale, classica: il cuore pulsante che ha dato il via al tutto, prima di prequel e sequel.
L’eroe buono e senza macchia, che attraverso le sue peripezie era finalmente diventato un Cavaliere Jedi al termine di una storia che consideravamo conclusa, ritorna sullo schermo come un burbero eremita che ha rinnegato i suoi stessi valori, o quantomeno i valori dell’ordine in cui ha creduto.
Con tutto ciò che ne consegue: dalla prima scena in cui compare, lo spettatore è emotivamente preso a schiaffi da tutto ciò che fa Luke per buona parte del film.
Questo sortisce un effetto straniante – ma che tiene incollati con la curiosità di saperne di più – sia in chi “conosce” il personaggio da oltre quarantanni, sia in chi s’è avvicinato alla saga di Guerre Stellari più di recente.
Ecco perché, alla fine del film, il suo ritorno sul campo di battaglia ci riempie di adrenalina!
Il ritorno dello Jedi (di nuovo!)
Attraverso il viaggio di Rey non solo abbiamo potuto per la prima volta scrostare via dalla superficie molti aspetti di Luke che pensavamo di conoscere (la caratterizzazione per come ce l’avevano presentata i tre film originali), entrando nel cuore del personaggio vessato dalle conseguenze delle sue scelte accadute off-screen (l’addestramento di Ben Solo finito in tragedia).
Ma abbiamo anche scoperto che sotto questa nuova caratterizzazione, sotto il disincanto di uno Jedi afflitto dai sensi di colpa, si celava lui, il vero personaggio che è sempre stato: Luke Skywalker, un Cavaliere Jedi votato al bene.
Il suo sacrificio, l’estremo atto che sceglie di compiere per fornire una chance di salvezza alla Resistenza, è la consacrazione della sua essenza.
E, se permettete, ha un effetto catartico sullo spettatore che le mie parole non riescono nemmeno a descrivere.
5. Harvey Dent ne Il Cavaliere Oscuro
C’è un altro personaggio ne Il Cavaliere Oscuro che merita una menzione speciale: il tragico Harvey Dent.
Il procuratore distrettuale è un esempio perfetto di personaggio caratterizzato positivamente che, attraverso le sue scelte durante il film, svela uno strato dopo l’altro la sua natura, altruistica e nobile ma violenta.
Fino alla tragica svolta in cui da personaggio positivo, in grado di costituirsi assumendosi le colpe di Batman pur di salvare la vera identità di quest’ultimo, diventa un personaggio negativo, in grado di uccidere indiscriminatamente sia i veri malviventi che la famiglia del suo ex collaboratore Jim Gordon.
Quasi co-protagonista del film, rappresenta uno specchio al negativo di Bruce Wayne, che invece non cede alla tentazione di uccidere il Joker, nemmeno dopo che la sua Rachel viene da questi tragicamente uccisa.
Ed ecco perché, anche attraverso le scelte di Harvey Dent, il protagonista della storia (Bruce/Batman) ne esce ulteriormente arricchito in spessore e carisma narrativo.
Ed ora la scelta sta a te
Ti è piaciuto ripercorrere alcuni momenti più emozionanti del cinema e delle serie TV?
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Qui sul mio blog potrai trovare altri esempi di storytelling efficace, sia nel cinema che in altri ambiti (ad esempio in pubblicità).
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